nuove_impreseItalia Oggi accende i riflettori sulla “bomba a orologeria dei contributi silenti”, quei versamenti insufficienti per ricevere la pensione e, perciò, a fondo perduto. Una montagna di denaro, stimata fra gli 8 e i 10 miliardi, che i lavoratori hanno versato e che non gli verranno più restituiti.

«I soggetti più danneggiati sono le donne che interrompono l’attività lavorativa una volta diventate madri e casalinghe, ma va considerato anche il caso degli immigrati, che effettuano i versamenti obbligatori, magari in maniera frammentaria, e poi tornano nel paese d’origine, senza ricavare nulla da quelle somme», spiegano fonti dell’Inca Cgil interpellate dal quotidiano economico.

L’ultima riforma della previdenza del ministro Fornero «aggrava ulteriormente la situazione» perché aumenta per tutti la soglia minima di contribuzione a 20 anni, mentre la normativa precedente concedeva a chi avesse versato contributi per 15 anni entro il 1992, o che a quella data avesse iniziato a corrisponderli.

Già da tempo i Radicali hanno messo in evidenza come «gran parte dei contributi previdenziali dovuti alla gestione separata dell’Inps dai parasubordinati, dai precari o da coloro che esercitano professioni non regolate da ordini professionali, vengono versati a fondo perduto: se non si raggiunge il minimo richiesto dalla legge per maturare la pensione (il che accade sempre più spesso, dati i lunghi periodi di disoccupazione o lavoro nero). Quei contributi vengono usati per pagare le pensioni di altri, ma non danno diritto ad averne una propria. E anche quando si matura il minimo di contribuzione richiesto, la pensione ottenuta non supera le poche centinaia di euro dell’assegno sociale».

Infatti nell’ultima legge di stabilità approvata a dicembre è stata approvata una norma sulla totalizzazione, dando a tutti la possibilità di utilizzare anche contributi inferiori a tre anni. Per la gestione separata il nodo dei contributi «silenti» resta, poiché non è possibile effettuare la ricongiunzione, quindi i versamenti che non oltrepassano i cinque anni vanno in fumo.