Preferenze e ambizioni molto diverse dalle precedenti generazioni.

Più skill, più scolarizzazione, più consapevolezza del mondo esterno, ma meno opportunità rispetto alle generazioni precedenti: sono i Millennials, i nati tra gli anni ottanta e la fine degli anni novanta, la nuova fascia di lavoratori che cerca un suo posto nel mondo in questa fase del mercato post-globalizzata.

Questi giovani si trovano a metà tra due poli opposti: da una parte l’accesso a informazioni illimitate e maggiori possibilità di viaggiare e conoscere, dall’altra i postumi della recessione del 2008, che tarpano le ali e scoraggiano le aspettative verso retribuzioni dignitose e contratti stabili.

Secondo gli studi, però, la nuova generazione non reagisce passivamente, ma riesce in qualche modo ad adattare la realtà esterna al proprio modo di pensare e di concepire la vita. Il suo modus vivendi è infatti molto distante dai modelli aziendali del passato, più improntati sulla “fidelizzazione” del dipendente e sulla retribuzione.

Flexibility

Ai Millennials interessano la possibilità di switch di carriera, la flessibilità degli orari e, last but not least, la gestione del tempo libero. Lontani dalla concezione del lavoro dei Baby Boomers (la generazione dei loro nonni, per i quali il lavoro era al centro della definizione della loro identità) i giovani di oggi cercano tale definizione anche all’esterno del lavoro, in associazioni, musica, cultura e tutto quello che possono coltivare nel tempo libero. Avere un orario più flessibile, quindi, diventa un incentivo considerevole nella scelta di una posizione. Il lavoro è una priorità tanto quanto la possibilità di usufruire al meglio del proprio tempo libero.

La trasferta è uno status quo

A differenziarli dalla generazione precedente c’è anche la loro curiosità verso trasferte in altre città e in altri paesi. ll 77,01% dei millennials intervistati, infatti, si dichiara disponibile a fare un’esperienza di lavoro all’estero. Il mutuo, la casa di proprietà e la sicurezza di una vita abitudinaria passano in secondo piano, scavalcati dalla voglia di conoscere realtà lontane e trovare un senso più ampio alla vita.

Meglio aziende consolidate o start-up?

Anche il tipo di ambiente gioca un ruolo cruciale, superando spesso il parametro della retribuzione.  Si preferisce lavorare in start-up, giovani e dinamiche, dove è più facile emergere, sacrificando perfino il salario di qualche centinaio di euro. C’è da dire che in questi contesti c’è spesso una maggiore possibilità di crescita interna, favorita dall’abbattimento di barriere che caratterizzano multinazionali o aziende molto strutturate.

Contratto indeterminato si, ma flessibile

Insomma, se si vogliono attrarre i giovani talenti bisogna tener conto che non è alla lusinga del “contratto indeterminato” (o perlomeno non solo a quella) che cederanno, ma piuttosto alla possibilità di crescere, di interfacciarsi con diverse mansioni e, quando possibile, di fare esperienze all’estero. Le aziende con una struttura più tradizionale rischiano di risultare poco “accattivanti” e lavorativamente obsolete.

Una stabilità sempre più fluida?

L­’88,92% del campione intervistato ha infine indicato una spiccata preferenza per il lavoro da dipendente. Questo significa che i Millennials non disdegnano affatto la sicurezza del posto fisso e della stabilità, anzi. Quello che è cambiato è forse la definizione di stabilità.

La digitalizzazione, la multietnicità, il liberismo delle idee e tutto quello che ha segnato il tessuto sociale degli ultimi decenni, hanno reso il concetto di stabilità molto più fluido. Impossibile da paragonare a quello delle generazioni precedenti.