downloadUna disoccupazione giovanile che sfiora il 43% impone una riflessione, e moralmente una ricerca di nuove strade da percorre che permettano ai nostri giovani di trovare la propria strada garantendogli un futuro degno di questo nome.

L’attuale assetto economico vede il posto fisso sempre più come chimera, complice la crisi, l’internalizzazione e la globalizzazione, sempre più aziende tendono a mantenere un personale ridotto, affidandosi a contratti atipici o consulenze esterne.

La partita Iva per certi aspetti potrebbe rappresentare il futuro, un mezzo con i quali le nuove generazioni possono confrontarsi con il mercato; incubatrici di nuove esperienze imprenditoriali, nuove idee in grado di valorizzare i talenti.

Per permettere ai giovani di “sperimentare” queste nuove forme occorre “liberarli” dal fardello insostenibile delle spese fisse che ogni partita IVA comporta (apertura, INPS, bolli, diritti), spese che spesso superano i €5.000 euro annui, un ostacolo insormontabile per un giovane con poca esperienza che inizia la sua avventura lavorativa.

E se invece per i primi tre anni applicassimo una tassazione fissa al 10% senza ulteriori spese , uno stato dal volo amico, che permetta ai suoi cittadini di confrontarsi effettivamente con il mercato senza il rischio di trovarsi presi dalla morsa dei debiti e delle riscossioni coatte da parte degli enti pubblici.

Un cittadino aiutato nei momenti difficili, sarà un cittadino fiscalmente fedele nei momenti prosperi, superando l’atavica lotta dell’evasione fiscale che vede contrapposti cittadino/stato come due nemici.

Crediamo nei giovani perché loro una volta cresciuti possano credere in noi.

E voi, cosa ne pensate?

MC