scaglia-silvioQualche giorno fa l’attenzione dei media si è concentrata su Silvio Scaglia. Il manager ex Fastweb è stato assolto con formula piena dall’accusa di associazione a delinquere.  Intanto però ha trascorso 363 giorni in carcere in attesa della conclusione del processo. Un destino comune a molti detenuti: sono circa 24.744 le persone in attesa di giudizio e un terzo di questi di solito viene poi assolto.

Una cifra enorme che contribuisce al sovraffollamento delle carceri italiane, dove sono rinchiusi 64.564 detenuti, e per il quale l’Italia ha subito condanne da parte della Corte di Giustizia Europea.  A questo si aggiunga che lo stato spende ogni anno circa 600 milioni per risarcire le persone ingiustamente detenute.

Una situazione drammatica cui ha dato voce Scaglia che in alcune interviste ha parlato del carcere come di un «posto orribile, sporco, affollato all’inverosimile. C’è meno spazio di quello che le leggi prevedono per gli allevamenti dei maiali. (…) È stata un’esperienza troppo forte per me e per le persone che mi vogliono bene. Semmai avverto l’urgenza di dire forte che queste cose non dovrebbero più succedere».

Ammirevole anche il suo equilibrio nel dire: «Il mio caso dimostra che la giustizia, in Italia, funziona. Io ho avuto giustizia. Ma ci sono voluti troppo tempo e troppe sofferenze: il problema è la mancanza di garanzie per chi è in attesa di giudizio».

Riferendosi alle polemiche che il tema giustizia da 20 anni suscita non ha dubbi:  « Le dispute mi sembrano agitate strumentalmente per ottenere un vantaggio politico, non per risolvere i problemi reali delle migliaia di persone che vivono sulla loro pelle quel che ho vissuto io».

Ecco appunto risolviamo i problemi delle persone, anche di quelle nelle carceri, perché a tutti può succedere di soggiornarvi anche se si è innocenti.