sportello-bancaLa stretta del credito vale 37 miliardi. A dirlo è la Banca d’Italia secondo la quale tra gennaio 2012 e gennaio 2013 a tanto ammontano i prestiti non concessi al sistema economico,  manifattura, agricoltura, costruzioni, commercio e servizi .

Secondo la banca centrale italiana, i finanziamenti sono stati ridotti del 7% nel manifatturiero per un valore di 17 miliardi di euro, una riduzione che non guarda in faccia nessuno: sia le aziende minori e sia le realtà più strutturate, non finanziarie.

Le percentuali di riduzione raggiungono livelli incredibili nella chimica dove il calo di finanziamenti tocca il 23%. In totale per agricoltura, commercio e servizi, e costruzioni si arriva a un taglio di ben 20 miliardi.

Su base annua per le attività manifatturiere, escludendo le cartolarizzazioni, la restrizione vale in media il 7,2% degli affidamenti ma vi sono aree in cui la stretta è ben più ampia. Oltre alla chimica, il tessile e abbigliamento vedono lo stock ridursi del 7,5%, gli imprenditori di carta e stampa perdono l’8% dei finanziamenti, la gomma-plastica arretra di quasi dieci punti.

Gli alimentari e i macchinari sono gli unici settori che hanno visto quasi invariati i loro finanziamenti. Il primo è un comparto anticiclico e i finanziamenti sono calati solo del 1,4%. Per i macchinari invece si registra una costante fase di espansione da parte di aziende capaci di competere sui mercati internazionali. In questo settore la quota di export veleggia su cifre che sfiorano il 70%.

Se i prestiti calano, è record di protesti e ritardi nei pagamenti. Le sofferenze sono salite a 96 miliardi a fine gennaio, in crescita del 18,3% in 12 mesi. Un aumento non del tutto omogeneo, con le costruzioni che vedono i crediti deteriorati balzare del 26,4% mentre per l’intera manifattura la crescita si attesta all’11,8 per cento.