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Io sono la mamma”, una presa di posizione, un grido d’orgoglio della Sig.ra Barbara davanti ad una burocrazia che voleva degradarla a un generico “Firma genitore 1”.

Con un gesto amplificato da Facebook, nuova agorà della nostra epoca, mamma Barbara si è armata di penna, ha cancellato la burocratica dicitura e ha inserito quello che maggiormente la rappresentava “mamma”, pubblicando in rete la sua protesta; raccogliendo consensi trasversali, da parte di un popolo stufo di una classe dirigente che pretende di dettare la morale dall’alto delle loro poltrone, persi in elucubrazioni distanti dai reali bisogni, rendendo troppo spesso la vita di tutti noi inutilmente complicata e svilita.

Lo scopo che si prefigge la nuova modulistica scolastica è quello di eliminare ipotetiche disparità di trattamento per le famiglie arcobaleno, dove la distinzione fra madre e padre non è sempre chiaramente circoscritta; una tale gesto di rinnovamento però è profondamente sbagliato, sia concettualmente che sostanzialmente.

Compito di uno stato è quello di garantire ad una comunità chiamata nazione, la maggiore libertà possibile, all’interno di normative che regolino i rapporti sociali, garantendo diritti alla maggioranza e alle minoranze, essendo anch’esse parte del tessuto sociale.

Una delle grandi sfide sociologiche che ci pone dinnanzi il presente è il nuovo concetto di famiglia, non più formate da una “confortante” storica divisione di ruoli (padre, madre) ma frammentata in vari ecosistemi; basti pensare a alle migliaia di famiglie allargate, con figli da varie relazioni, dove il punto di riferimento per la prole non è più esclusivamente il nucleo primario ma diventa un insieme di soggetti.

Ogni grande rivoluzione sociale però non può essere dettata dall’alto, i nostri governanti non godono del diritto di intraprendere “rivoluzioni culturali” calate dall’alto, ma queste devono essere il frutto di un cammino fatto di confronto e dialogo che vadano ad amalgamare le varie anime della nostra nazione.

Chi pensa che il nostro paese sia restio ai cambiamenti commette un profondo errore di valutazione, in tempi passati il nostro legislatore pensava che la maggior parte delle genti fosse contraria a tematiche come il divorzio, ma la prova delle urne li ha smentiti; forse siamo più lunghi ad accettare cambiamenti sociali, per il semplice fatto che pretendiamo che questi avvengano grazie a dialogo e confronto e consultazioni.

Non si capisce in ultima istanza, perché nel nostro paese debba sempre garantire diritti escludendone altri, come a voler creare futili divisioni ideologiche, una sana doccia di pragmaticità risolverebbe i problemi sul nascere, in un epoca dove la modulistica viene fatta con il computer sarebbe questione di pochi battiti di tastiera mettere:

Padre – Madre – Genitore 1 – Genitore 2

 

Tutelando cosi veramente la sensibilità di tutti, la grande lezione da imparare è l’inclusività.