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Provengono dalla zone più povere e arretrate, sono mal vestiti, con un bagaglio culturale non consono ad uno stile di vita moderno; dopo un lungo viaggio sbarcano sulle nostre coste convinti che tutto loro sia dovuto, con idee stravaganti, sembrano cercare soccorso con l’aria di chi dice “ Eccoci qui. Che cosa avete intenzione di fare fare per noi?”.

Rielaborato da “studio sugli effetti sociali dei immigrati”, Century Magazine dicembre 1913

 

Questo e molto altro avremmo letto in un giornale americano dei primi del  900 riguardo ai nostri migranti; eppure il tempo ha saputo essere “galantuomo” , dando la possibilità a questi uomini di riscattarsi, dimostrando il loro valore, diventando essi stessi parte del tessuto sociale della nazione che li ha accolti.

Come tutti i grandi eventi sociologici, il cammino dei nostri connazionali emigrati è stato lungo e non sempre privo di scontri culturali, di lotte e di sbagli (da entrambe le parti) come sono li a testimoniare Sacco e Vanzetti.

L’America con il suoi ideali di libertà è stato uno dei primi paesi che si è trovato d’innanzi ad una immigrazione di massa, con le sue problematiche ed i suoi vantaggi; l’immigrazione che da un lato ha creato paure e pericolo sociale è stata nel contempo il motore della rinascita economica del continente, che saggiamente guidata ha saputo portare nuovi prodotti, e nuove braccia ad una nazione, risollevando in parte anche la nostra, con le ricche rimesse dei nostri lavoratori.

Oggi che il mondo è profondamente cambiato l’Italia, con i nuovi flussi migratori, si trova ad affrontare gli stessi problemi, che un tempo viveva il popolo statunitense; facendo tesoro della loro esperienza passata, non dobbiamo riproporre gli stessi sbagli e cadere vittima delle stesse paure, ma creare un tessuto sociale in grado di accogliere queste nuove risorse, trasformandole nel nostro rilancio economico.

Accoglienza e cultura sono la ricetta da seguire per una reale integrazione, che permetta a queste persone di diventare tessuto connettivo della nostra società, dove necessario occorre attrezzare le nostre istituzioni scolastiche, per renderle capaci di formare una nuova fetta adulta di popolazione in cittadini virtuosi, con studi serali sia della lingua che delle nostre leggi e regole sociali.

Accoglienza nel contempo non vuole dire un “buonismo” profuso incondizionatamente; al contrario significa eliminare una babele di leggi che hanno le loro fondamenta nell’onda emotiva del durante, ma inapplicabili, occorrono poche normative ma portate avanti con rigore e la massima severità, un immigrato non perseguito per uno sbaglio è una macchia per tutti i suoi connazionali.

Un passaggio fondamentale è il diritto di cittadinanza, non visto come regalo ma come parte di un cammino che si è saputo compiere con fatica, dimostrando la volontà di integrazione, con lo studio della nostra lingua, delle nostre leggi e dei nostri valori, l’ottenimento del nostro passaporto deve essere vissuto come una “festa” con consapevolezza di essere parte di una nuova famiglia che da diritti ma pretende doveri.

Con la giusta determinazione anche il nostro paese può ritrovare nuovo slancio da una situazione che oggi all’apparenza sembra un problema, la storia è li ad insegnarcelo con l’esperienza passata.