Nell’articolo di introduzione al concetto astratto di Liberismo abbiamo sostenuto che l’Italia, come tutta l’Europa mediterranea, fonda la sua economia su un sistema misto. Il sistema misto presuppone, nei fatti, una equidistanza dal liberismo puro come dal socialismo. Questa equidistanza dovrebbe quantomeno esistere in linea teorica, anche se spesso nella realtà si sbilancia da una parte o dall’altra. Il sistema italiano prende dunque argomentazioni ed elementi da entrambe le dottrine politico-economiche dominanti, quella tendente al liberismo e quella tendente al socialismo. Questo significa, in parole povere, che noi abbiamo un’economia basata sul pubblico come sul privato. Esistono aziende pubbliche ed altre private, scuole pubbliche ed altre private, centri sanitari pubblici ed altri privati. Oppure, addirittura, esistono anche aziende ibride che mostrano direttamente il carattere misto della nostra economia: sono per metà pubbliche, per metà private.

Questa dicotomia tra i due sistemi è stata rappresentata, nella Prima Repubblica, dai due maggiori partiti italiani, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista italiano, e dalle forze politiche ad essi alleate, di matrice liberal o socialiste. Lo vedremo meglio in un capitolo a parte.

Il liberismo è di destra o di sinistra?

Le carte in tavola sono state rimescolate recentemente, dopo la Caduta del Muro. Con il dissolvimento dell’URSS, anche i Partiti di sinistra in Europa hanno accantonato sempre di più i propri principi socialisti, per divenire di fatto liberisti. Di contro, alcuni partiti conservatori, storicamente di destra, si sono avvicinati a istanze sociali: esiste oggi dunque una grande confusione tra le parti. Potremmo dire dunque che il liberismo, inteso come libertà di agire nel mercato, non pertiene ai valori del solo progressismo o del solo conservatorismo, perché può essere applicato ad entrambi. Anzi, in Europa come in Italia è accaduto l’imponderabile: sono stati proprio i partiti di sinistra, dopo gli anni Ottanta, a mettere in atto privatizzazioni e liberalizzazioni. Si vedano i casi di Blair, Clinton, D’Alema e in ultimo lo stesso Renzi. Ma di questi parleremo più strettamente in un altro articolo. Anzi bisogna andare oltre: per alcuni è solo col libero mercato che viene premiata la meritocrazia e permessa l’ascesa delle classi sociali più deboli.