Fiat

 

Fra pochi mesi la Fabbrica Italiana Automobili Torino, che tutti conosciamo come FIAT lascerà, almeno nella forma, il nostro paese.

Non più un nostro vessillo nazionale, ma un industria come tante altre con sede legale in Olanda e fiscale a Londra con solo una parte della sua forza produttiva in Italia.

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Quando nacque era 11 luglio 1899, un gruppo di visionari imprenditori, rappresentati della nostra migliore classe di industriali, intravide il sogno di rendere il nostro paese moderno, avanguardia coraggiosa di un futuro che di li a poco sarebbe arrivato, a costo di rischiare con i propri capitali personali.

La Fiat ha accompagnato il nostro paese nei momenti più bui della prima e seconda guerra mondiale a quelli più scintillanti del boom economico, con le sue macchine, i suoi trattori, i suoi motori, ha messo l’Italia in movimento, ci ha guidati negli anni 60 e 70 verso l’industrializzazione regalando il sogno di una vita migliore ad una precedente generazione di classe operaia.

Non si vuole accusare la nostra (ex) industria nazionale; Quello che è stato, ormai è storia, al paese ha dato tanto e gli Italiani l’hanno ampiamente ripagata  con l’acquisto di autovetture e con importanti finanziamenti pubblici.

La riflessione doverosa da fare è come mai l’Italia è diventata un paese che attrae sempre meno, un paese dal quale le imprese scappano o decidono di non venire, i migliori laureati non mettono radici, dove ormai l’economia ristagna.

Non dobbiamo biasimare la Fiat, ogni azienda ha il dovere primario di “sopravvivere” e l’Italia con la sua normativa sul lavoro “elefantiaca”, con le sue tasse stellari, con la sua burocrazia degna di un tragedia greca, non è più appetibile.

Siamo noi che dobbiamo evolvere, accettando le sfide che il mercato globale ci pone, per tornare come eravamo un tempo  la  “stella d’Europa e del mondo” .