export«In nessun modo dobbiamo dare per scontato che il nostro Paese sia destinato al declino o alla bassa crescita». Sono parole del ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera dopo i dati diffusi da Sace nel suo Rapporto sull’export.

Secondo l’istituto, l’export di beni italiani crescerà del 7,2% nel 2013 e accelererà negli anni successivi fino a raggiungere +8,5% e un valore di 535 miliardi di euro nel 2016. Tra i settori top, la meccanica strumentale (+9,7%) e apparecchiature elettriche (+8,0%), rallenta invece il Made in Italy degli alimentari e dell’abbigliamento, dove tuttavia i dati mostrano imprese e micro comparti di alta fascia con tassi di crescita record.

Il centro studi indica tra i mercati chiave per l’export italiano non solo economie emergenti come Cina (verso cui si prevede una crescita media annua dell’export italiano pari al 12,3% nel quadriennio 2013-16), Brasile (+11,3%), Romania (+10,6%), Turchia (+10,2%), Russia (+9,4%) e Polonia (+8,4%) ma anche economie mature come Svizzera (+11,5%), Stati Uniti (+11,2%), Francia (+7%) e Germania (+6,6%). Sono questi i paesi che genereranno maggior valore per il nostro export nei prossimi anni.

Nella classifica dei settori ”top”, saranno i comparti a medio-alta tecnologia a guidare le performance dell’export italiano. Complessivamente, a registrare i più, elevati tassi di crescita saranno i beni d’investimento, trainati dai settori meccanica strumentale (+9,7%) e apparecchiature elettriche (+8,0%), i beni intermedi dell’industria metallurgica (+10,1%), estrattiva (+8,8%), della gomma e della plastica (+8,6%) e della chimica (+8,3%).

Ultima iniziativa da segnalare quella di Unioncamere che ha creato WorldPass, un “passaporto per il mondo” composto da 105 sportelli per favorire l’internazionalizzazione delle imprese. Sarebbero oltre 70 mila le aziende italiane «i cui prodotti e le strategie di business sarebbero pronti a varcare i confini nazionali».